I metacarpi sono ossa lunghe, composte da due epifisi ed una diafisi. Ogni metacarpo ha caratteristiche distintive come lunghezza, spessore, inclinazione, articolarità e libertà di movimento; la porzione prossimale è massiccia, ampia e si articola con le ossa della filiera carpale distale. Nei metacarpi hanno inserzione importanti legamenti, che permettono la flessione - estensione, abduzione …
I metacarpi sono ossa lunghe, composte da due epifisi ed una diafisi. Ogni metacarpo ha caratteristiche distintive come lunghezza, spessore, inclinazione, articolarità e libertà di movimento; la porzione prossimale è massiccia, ampia e si articola con le ossa della filiera carpale distale. Nei metacarpi hanno inserzione importanti legamenti, che permettono la flessione – estensione, abduzione – adduzione e rotazione. Le dita più lunghe (2° e 3° metacarpo) hanno per conformazione e funzione pochi gradi di movimento, questo le rende maggiormente stabili. Mentre le ultime due (4° e 5° metacarpo) hanno un’ampia mobilità, che funzionalmente permette una salda presa degli oggetti. Questi a causa della loro conformazione più sottile sono anche i metacarpi che si fratturano con maggiore frequenza rispetto al 2° e 3°.
Le fratture del collo dei metacarpi specie del 5° è tra le fratture più comuni della mano, chiamata anche “frattura del pugile” perché il meccanismo abituale è un pugno dato di striscio, in cui l’impatto non avviene con il 2° e 3° metacarpo, più solidi e grandi. I pazienti solitamente presentano dolore, tumefazione e perdita di movimento. Potrebbe essere presente una deformità in rotazione quando il paziente chiude la mano. Il trattamento può essere conservativo o chirurgico, gli elementi principali che determinano la scelta chirurgica sono: presenza o assenza di overlapping, tipologia e posizione della frattura (se stabile o instabile), presenza di altre fratture o lesioni associate in altri distretti, dall’età del paziente, dalla sua richiesta funzionale e dal suo stato di salute generale.
Determinante per un ritorno al più alto livello di autonomia e utilizzo della mano, è l’immobilizzazione post trauma in fase acuta. Come anche le più autorevoli evidenze scientifiche sostengono, queste tipologie di fratture hanno come indicazione l’immobilizzazione in posizione di flessione delle metacarpofalangee (MF) tra i 70° e 90° con le interfalangee libere di flettersi in modo da ridurre l’azione dei muscoli intrinseci evitando così eventuali scomposizioni, riduce l’instaurarsi di rigidità. Il polso in base alla tipologia e posizione della frattura deve essere incluso o escluso nel tutore. L’immobilizzazione deve essere fatta dai tutori in materiale termoplastico “custom made”, in alternativa si può utilizzare il gesso. In entrambi i casi occorrerà obbligatoriamente rispettare e sostenere gli archi e forme della mano quanto più possibile. Questa immobilizzazione viene utilizzata sia nei trattamenti di tipo conservativo che post chirurgici poiché previene e permette di evitare aderenze cicatriziali in eccesso (le quali portano a rigidità).
Nel caso in cui il paziente abbia una precoce presa in carico da parte del terapista della mano dedicato, dopo aver confezionato il tutore per la corretta immobilizzazione c’è il training per gli esercizi domiciliari riabilitativi, che andranno eseguiti dal paziente al fine di prevenire e limitare la formazione delle aderenze, preservare i gradi articolari, ridurre l’edema e sintomatologia dolorosa. Quando gli esercizi saranno eseguiti correttamente, con il giusto timing e carico di lavoro. A guarigione ossea avvenuta, la fase riabilitativa si ridurrà nella sola valutazione finale e nel graduale rientro nelle attività di vita quotidiana.
Nel caso in cui il paziente non abbia una precoce presa in carico da parte del terapista della mano, le complicanze più comuni sono: edema, presenza di persistente sintomatologia dolorosa, grandi limitazioni funzionali causate dal trattamento non corretto, perdita della destrezza della mano, perdita della forza, overlapping, difficoltà nello svolgimento delle attività di vita quotidiana. Il trattamento riabilitativo in un secondo tempo da parte del terapista della mano in caso delle fratture di metacarpo è sempre possibile, questo sarà incentrato nel risolvere le problematiche che si saranno instaurate, richiedendo spesso tempistiche maggiori.
Referenze:
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